Intelligenza artificiale

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Filosofia della mente

Intelligenza artificiale

Isomorfismo mente-computer

di Emanuele Fazio

Intelligenza artificiale e isomorfismo mente-pc

Per i teorici dell’Intelligenza Artificiale, il computer è una mente (ma non nel senso di una mente umana), e la mente (umana) è a sua volta un computer (ma non nel senso che è formato di microprocessori).

Questo isomorfismo mente/pc – o teoria computazionale della mente – è da intendersi più come isomorfismo funzionale che strutturale.

Ciò non toglie che alcuni filosofi lo hanno inteso anche strutturale, posizionandosi su ciò che si chiama “interpretazione forte” dell’isomorfismo mente/pc.

Voglio precisare che dire pc significa dire software e hardware e dire mente significa dire pensiero e cervello. Pertanto il software si può paragonare al pensiero mentre l’hardware si può paragonare al cervello.
La mia personale definizione di mente è pertanto la seguente:

con mente si intende il cervello, compreso ciò che è in grado di fare, come ad esempio pensare, e di conseguenza ciò che ne deriva, l’essere più o meno coscienti oppure prendere le giuste decisioni.

Ne consegue che

con pc si intende l’hardware, compreso ciò che è in grado di fare, grazie all’aiuto del software, come ad esempio fare calcoli e produrre grafici.

Emanuele Fazio
Psicologo a Roma Nord


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Differenze importanti

Una differenza importante che mi preme da subito evidenziare e che riprenderò non appena parleremo di funzionalismo, è quella che mentre in un pc il software non condiziona l’hardware – e viceversa – in una mente il pensiero (e ciò che ne deriva) condiziona il cervello – cioè che è in grado di modificare la sua struttura – e viceversa – cioè che il cervello è in grado di modificare il pensiero e ciò che ne deriva.
Tengo a precisare che strutture biologiche e processi biochimici e biofisici, pensieri, stati mentali e di coscienza, decisioni e quant’altro hanno rapporti causali circolari e nessuno determina in via esclusiva l’altro, nel senso che nulla è causa esclusiva di un determinato effetto.
I processi biochimici NON determinano gli stati di coscienza SEMPRE.
Forse solo a volte, forse altrettanto spesso, forse in via prevalente, ma gli stati di coscienza determinano i processi biochimici – e pure quelli biofisici, il pensiero, la decisione e quant’altro, finanche la struttura del cervello.

Sia il pc che la mente sono stati definiti sistemi intelligenti.
Ma mentre c’è più accordo su cosa sia un “sistema”, ce ne è molto meno su cosa debba definirsi “intelligente”.

Ma torniamo per un attimo all’isomorfismo funzionale.

Durante gli anni ’60, diversi filosofi tra cui Davidson, Putnam e Fodor proposero una nuova teoria della mente, detta funzionalismo, o teoria computazionale della mente. Questa teoria si contrapponeva alle due teorie allora in voga: il comportamentismo e la teoria dell’identità.

La teoria dell’identità – o del riduzionismo psicofisico – sostiene che ci sia solo una realtà sostanziale: la realtà fisica, materiale.
Perciò la mente non può non essere qualcosa di materiale.
La mente è pertanto identica al cervello: tutti i fenomeni e gli stati mentali prodotti dal pensiero in realtà sono fenomeni e stati neurali prodotti dapprima dal cervello.
Pertanto ad un determinato fenomeno/stato mentale prodotto dal pensiero corrisponde un determinato fenomeno/stato neurale prodotto dapprima dal cervello.
Il funzionalismo contestava questo assunto, in quanto non si spiegava il fatto che differenti fenomeni/stati neurali possono produrre lo stesso fenomeno/stato mentale.
E viceversa.

Per il funzionalismo, ciò che è importante è la funzione di uno stato mentale, non il substrato che la determina.
In tal senso la nostra mente e un pc possono svolgere la stessa funzione – ad esempio effettuare un calcolo – sebbene fatti di strutture e materia diverse: il cervello potrebbe benissimo essere fatto di formaggio svizzero, come sosteneva Putnam!

Ma come ho anticipato qualche riga prima, mentre in un pc il software non condiziona l’hardware – e viceversa – in una mente il pensiero condiziona il cervello – cioè, è in grado di modificare la sua struttura – e viceversa – cioè, il cervello è in grado di modificare il pensiero.
Molto spesso questo evento segue una dinamica cosiddetta a feedback circolare.
Modificandosi i suoi determinanti, si modificano di conseguenza i fenomeni/stati mentali.
Quindi può andare bene anche il formaggio svizzero per strutturare il cervello, a patto che presenti le stesse caratteristiche di plasticità dell’ attuale materia che compone la struttura e facilita le funzioni e i processi neuropsicologici.

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