Blog di psicologia
di Emanuele Fazio
Glossario di psicologia
Attacchi di panico
Per saperne di più
Gli attacchi di panico sono fenomeni periodici che si verificano all’improvviso e senza una apparente causa scatenante.
La persona inizia ad avvertire una forte apprensione, che si trasforma presto in paura, come se un pericolo reale si stesse manifestando sotto i suoi occhi (invece non sta accadendo nulla).
Sono altresì presenti sintomi fisici, come palpitazioni cardiache, difficoltà respiratorie, dolore o disagio toracico, sensazioni di soffocamento, sudorazione eccessiva e vertigini.
L’attacco si verifica in un periodo di tempo circoscritto e spesso determina ulteriori sentimenti, come paura di impazzire, di perdere il controllo o di morire.
Possono verificarsi in una condizione già alterata da una patologia, come i disturbi d’ansia, altri disturbi mentali (ad esempio, disturbi dell’umore, disturbi correlati a sostanze) e in alcune condizioni mediche generali (ad esempio, ipertiroidismo).
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Lieto di conoscerti!
Mi chiamo Emanuele Fazio e sono uno psicologo.
Aiuto le persone a vivere una vita più appagante e significativa, attraverso la riduzione dello stress e il miglioramento delle relazioni interpersonali.
Mi occupo dei disagi legati a:
° stati d’ansia e depressivi;
° stili di personalità non funzionali;
° bassa autostima;
° difficoltà relazionali al lavoro, a scuola, in famiglia e con il partner.
Il disturbo può essere accompagnato in alcuni casi da agorafobia, determinando di fatto due diagnosi distinte.
Molti biologici ritengono che gli attacchi di panico siano causati dalla iperattività del cosiddetto circuito della paura, un circuito cerebrale che include nuclei come l’amigdala, l’ippocampo, il nucleo ventro-mediale dell’ipotalamo, la materia grigia centrale e il locus coeruleus.
Gli psichiatri prescrivono farmaci antidepressivi o benzodiazepine per trattare le persone con questo disturbo.
La teoria cognitivo-comportamentali postula che le persone inclini agli attacchi di panico si preoccupano eccessivamente di alcune loro sensazioni corporee, interpretandole erroneamente come sintomi di un’acuzie (ad esempio un infarto in corso).
I terapisti cognitivo-comportamentali fanno sì che i clienti apprendano a interpretare le loro sensazioni fisiche in modo meno catastrofico.
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